Corriere del Ticino 19 gennaio 2021
TICINO / Attesa per i dettagli che verranno decisi dal Gran Consiglio - Ma la procedura può implicare numerosi documenti Cristina Maderni: «Per i fiduciari sfida impegnativa, perché per ricevere il sostegno vanno certificati anche i conti delle PMI»
Nei giorni scorsi, il Consiglio federale ha allentato le condizioni per percepire gli aiuti destinati ai casi di rigore, esentando le aziende appartenenti ai settori «chiusi» dall’obbligo di dimostrare la diminuzione della cifra d’affari per ricevere le sovvenzioni. Questo, se da un canto per gli imprenditori è un fatto positivo, ha altresì creato molte incertezze su chi veramente può beneficiare degli aiuti e quale sia la procedura per accedevi. Anche perché si aspetta il voto, in agenda lunedì prossimo, da parte del Gran Consiglio ticinese, che dovrà definire i dettagli del piano. Tutto questo sta mettendo sotto pressione i fiduciari, che devono fornire la certificazione per le aziende. Ne abbiamo parlato con Cristina Maderni, presidente della Federazione delle Associazioni di fiduciarie del Cantone
«In questo momento – spiega Cristina Maderni – l’importante è riuscire a restare aggiornati su tutti i tipi di aiuti, perché ne sono stati previsti molti, in periodi diversi. Dopo la prima fase, ora per l’ottenimento delle indennità di lavoro ridotto occorre rinnovare la procedura, per altri casi (indipendenti e titolari) è stata reintrodotta l’indennità IPG Corona. Successivamente all’approvazione dei casi di rigore dal Gran Consiglio potremo avviare le procedure per l’accesso a questi aiuti, attendiamo di vedere il “tool” che auspichiamo essere efficiente».
Per accedere al piano della Confederazione le aziende devono dimostrare che prima della crisi erano sane, non è sempre facile
Due tipi di categorie
«I casi di rigore – continua – si troveranno su due binari: quello diretto per le attività chiuse come la ristorazione, e quello articolato per settori definiti nel messaggio, che invece sono rimasti aperti, ma che dovranno dimostrare di avere subito un calo del fatturato. In un certo senso i casi della prima categoria saranno più facili da gestire, perché non dovranno dimostrare la diminuzione della cifra d’affari».
«Appena avremo accesso al “tool” noi fiduciari ci adopereremo per sostenere i clienti e redigere le domande di aiuti.
Per ottenere i fondi ci vorrà ancora qualche settimana, e l’imprenditore dovrà metterci del suo per coprire i costi fissi in questo lasso di tempo».
«I problemi – rileva – sono molti. Con i parametri attuali che prevedono la necessità di superare un calo del 40 % (mediamente quasi 5 mesi) di fatturato un’azienda che ne ha perso il 39%, non riceverà nessun sostegno? Sarà necessario ultimare e concludere la contabilità del 2020 al più presto».
«Tuttavia – precisa – un revisore abilitato dovrà certificare la contabilità, ma soprattutto la solidità dell’azienda prima della pandemia onde evitare abusi. E quindi noi, come revisori che certificano la salute delle aziende, dobbiamo controllare, e dobbiamo farlo in tempi brevi, ossia pochi giorni, mentre per noi gennaio e febbraio sono già periodi carichi di lavoro».
«Per questo auspichiamo che il Cantone - afferma - vari procedure veloci e snelle. Per esempio nella prima ondata c’erano da fare delle richieste online, ma non si riusciva a scaricare i documenti perché il sito era sovraccarico. Ora speriamo che tutto funzioni al meglio».
Responsabilità legale
Per noi revisori c’è una responsabilità legale, e quindi dobbiamo effettuare una ana-lisi approfondita. Sarà più facile per chi è già revisore della società o conosce l’azienda. Ma le piccole imprese, secondo la legge, non hanno l’obbli-go della revisione, mentre ora per accedere agli aiuti questa sarà necessaria. Vero è che ogni nuovo mandato richiede anche una conoscenza della storia dell’impresa. Insomma, c’è molto lavoro, ma noi siamo pronti a fornire il nostro contributo». «In questo momento – spiega – non è possibile prevedere se questi aiuti saranno sufficienti. E’ chiaro che ancora una volta ci saranno dei “vuoti”, come per esempio le società costituite dopo il primo marzo, che non hanno diritto ai casi di rigore penalizzando chi, malgrado il periodo di pandemia, ha rischiato e investito in una nuova attività».
«Lo Stato investe per salvare le imprese – nota – ma questo serve a salvaguardare i posti di lavoro e l’economia nel suo insieme, che deve essere pronta a ripartire. Infatti c’è il rischio di mettere in difficoltà a cascata anche le società fornitrici, come per esempio chi fornisce ai ristoranti la carne e le verdure. È giusto non fermarsi solo ad un settore. Infatti un negozio che chiude se non riesce a pagare i fornitori, gli affitti, i dipendenti, le imposte, gli oneri sociali, e chi gli ha dato consulenza, con l’effetto domino mette in difficoltà l’intera economia».
«Credo che il meccanismo – conclude Maderni – dovrebbe evitare gli abusi. Il revisore serve proprio per questo. Ma la realtà è che di norma le persone sono oneste. Secondo me se le chiusure generalizzate dovessero durare a lungo, per l’economia sarà molto difficile ripartire in tempi brevi».
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