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Immagine del redattoreCristina Maderni

Giustizia, sostegno compatto a risoluzione e proposte di riforma

La Regione, 17 ottobre 2024 di Jacopo Scarinci e Vittoria DeFeo



Il parlamento avalla all'u­nanimità il progetto messo a punto dalla commissione 'Giustizia e diritti'. Dadò: 'Buon compromesso·. Gobbi: 'Ora dialogo'

E alla fine risoluzione fu. li Gran Consiglio. dopo lun­ga discussione. ampio miele diffuso sopra braci che covano ancora ma che tutti si sono impegnati a non far divampare (troppo) in incendio, ha dato il proprio via libera unanime (61 favorevoli e 6 astenuti) alle proposte di riforma della giustizia suggerite dalla commissione parlamentare 'Giustizia e diritti'. Riso­luzione che, in atto da mo', ha avuto un'accelerata sensibile dopo il caos scoppiato in seno al Tribunale penale cantonale con segnalazioni e controsegnala­zioni tra giudici, le immagini inviate dal presidente del Tpc, il giudice Mauro Ermani, a una segretaria e un presunto caso di mobbing.


Le proposte della commissione, una per una

Insomma, è un via libera completo a tutte le proposte di riforma elaborate con l'obiettivo dichiarato di mi­gliorare l'efficienza, l'indipendenza e la trasparenza del Terzo potere dello Stato. Per quanto riguarda il Ministero pubblico, i suggerimenti sono particolar­mente significativi. Nonostante il crescente sovrac­carico di lavoro lamentato da anni, la commissione ritiene che il numero di procuratori pubblici non debba essere aumentato al momento. Invece, propo­ne di mantenere la figura del segretario giudiziario e di reintrodurre quella del sostituto procuratore pub­blico. Quest'ultima misura potrebbe alleggerire il ca­rico di lavoro dei procuratori, permettendo una mi­gliore distribuzione dei compiti. Un'innovazione im­portante, e richiesta da più parti, è la proposta di creare una Direzione interna al Ministero pubblico, che sarebbe dotata dei poteri e delle competenze am­ministrative e finanziarie necessari per gestire al me­glio l'organizzazione dell'ufficio. Avrebbe anche il potere di intervenire nei confronti dei singoli procu­ratori pubblici quando necessario, senza però sosti­tuirsi al Consiglio della magistratura. Questa misura mira a migliorare l'efficienza operativa del Ministero pubblico e a garantire una gestione più efficace delle risorse. Per quanto riguarda le altre proposte, la com­missione -da ieri con il sostegno del plenum del Gran Consiglio- suggerisce l'introduzione urgente di un codice etico per la Magistratura ticinese. Nel pac­chetto votato dal parlamento, si propone inoltre di concedere maggiore autonomia finanziaria gestio­nale e amministrativa al sistema giudiziario. Questo includerebbe la passibilità di disporre di un proprio budget di una propria Direzione per la gestione in­terna e di un regolamento interno. Per la Magistratu­ra dei minorenni, si chiede un potenziamento del­l'organico, includendo la nomina di un nuovo magi­strato dei minorenni, un sostituto, un segretario e uno o due educatori. Riguardo alle giudicature di pa­ce, si suggerisce una maggiore professionalizzazio­ne proprio dei giudici di pace, una riduzione del nu­mero dei circoli e una modifica del sistema di remu­nerazione. Sempre sui giudici di pace, nella risolu­zione approvata si chiede di valutare come e se pari­ficarli agli altri magistrati: eliminando. di conse­guenza. l'elezione popolare e passando al Gran Con­siglio la competenza della loro nomina. Per quanto concerne invece la nomina dei magistrati, si propone di rivedere la composizione della Commissione d'e­sperti indipendenti, includendo esperti in gestione delle risorse umane e ampliando i criteri di valutazione dei candidati oltre le mere competenze giuridi­che. E, invocati a più riprese, gli assessment vincolan­ti cui sottoporre i candidati. E ancora: il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato dovrebbe essere trasfor­mato in una vera prima istanza amministrativa indi­pendente, mentre per il Consiglio della magistratura si suggerisce di professionalizzare la carica di presi­dente e di chiarire e ampliare i suoi compiti. Infine, per gli onorari dei magistrati, si propone l'introdu­zione di un piano di carriera con uno stipendio mini­mo di ingresso e quattro scatti di anzianità ogni cin­que anni, insieme alla possibilità di negare questi scatti in caso di sanzioni disciplinari o mancato rag­giungimento degli obiettivi lavorativi. Tutte queste richieste hanno una scadenza. Già, perché le tempi­stiche sono chiare: la 'Giustizia e diritti' e il Gran Con­siglio chiedono al Consiglio di Stato di rispondere al proprio parere entro il 31 dicembre, e di presentare i relativi messaggi entro giugno 2025.


Il dibattito

A dare il la alla lunga discussione la relatrice centri­sta Sabrina Gendotti, presidente della sottocom­missione 'Giustizia' (designata ad hoc) della 'Giusti­zia e diritti'.«Questa risoluzione -rievoca la deputata- intende gettare le basi per la riforma che la giustizia ticinese chiede senza successo da ormai oltre dieci anni». Segue la prima stoccata al Dipartimento isti­tuzioni di Norman Gobbi:«È vero che il nostro Canto­ne è restio ai cambiamenti, ma il Di non ha nemmeno tentato di sottoporre delle riforme, né a questo parla­mento, né al popolo ticinese, tranne quella delle Au­torità regionali di protezione. Un po' pochino in dieci anni». E prosegue: «Le riforme vengono accolte se si collabora e si ottiene il consenso. Consenso che la commissione ha cercato e trovato tra i suoi membri, tra i partiti e con le autorità giudiziarie. Collaborazio­ne che fino a ora non ha invece riscontrato da parte del governo. La giustizia ticinese non può più atten­dere altri dieci anni». Anche la liberale radicale Cri­stina Maderni si rivolge a Gobbi: «Auspichiamo col­laborazione e tempestività da parte del Di e della Di­visione della giustizia. La strada da percorrere sarà forse lunga iniziando da una necessaria modifica costituzionale, ma riteniamo che sia quella giusta e che vada nell'interesse della giustizia ticinese e di tutti noi cittadini». Il leghista Alessandro Mazzole­nl pur sostenendo pienamente le proposte presen­tate, se la prende con il Centro. «In particolare dalla presidente della sottocommissione giungono inutili critiche al governo. Fa piacere quindi apprendere che ora è urgente potenziare la giustizia con gli impor­tanti investimenti finanziari che ne conseguiranno». Secondo Mazzoleni «a essere lento non è il governo, né tantomeno il parlamento. Ma la Politica che per riforme così importanti deve interpellare tutte le per­sone coinvolte». Si sofferma sui principali problemi della giustizia la socialista Darla Lepori. Problemi «a cui si potrebbe dare subito una risposta e che, se non risolti, non potranno che peggiorare la situazio­ne, minando ulteriormente la fiducia nelle istituzio­ni». «Il tempo dei se, dei forse e, peggio ancora, dei mai è terminato, evidenzia dal canto suo la demo­centrista Roberta Soldati. che afferma: «Il pregio di questa risoluzione è che non ha un carattere decla­matorio, ma contiene misure concrete e condivise tra i commissari e gli addetti ai lavori». «Quello della giustizia -osserva per i Verdi Samantha Bourgoin­- è un cantiere aperto da troppo tempo rimasto sospe­so troppo a lungo nella terra di nessuno».


Un Gobbi piccatamente conciliante

Nel suo intervento, il direttore del Di Norman Gobbi è stato piccatamente conciliante. La prende larga ri­badendo l'ovvio -ma l'ovvio di 'sti tempi va sempre ribadito- : «La giustizia è un valore fondamentale e da salvaguardare, trattandolo con misura e riguardo, rispettando fanne e procedure quando se ne discute tra poteri dello Stato. Non va strumentalizzata per­ché diventa pericoloso per l'immagine verso la citta­dinanza e per la pace sociale». La giustizia rivendica. «lavora bene e funziona. come attestato anche dal Cdm». Certo.ci mancherebbe, «alcuni ambiti di atti­vità necessitano interventi». Ma qui, e siamo al Gobbi piccato. «dire che la giustizia aspetta da anni rifanne è un messaggio profondamente sbagliato, alzare i to­ni su questo tema lede l'immagine della fiducia dei cittadini nella Magistratura». E a dirlo,concede, «èun politico che, da consigliere di Stato, nel 2015 credeva con entusiasmo giovanile di dover riformare l'orga­nizzazione giudiziaria cantonale con 'Giustizia 2018'. Obiettivo ambizioso, che ho capito si può rag­giungere solo con la condivisione di tutti e tre i poteri e nei tempi necessari». Perché «la fretta non è mai stata buona consigliera.». Gobbi, senza alzare la voce né lanciarsi in affronti al Legislativo già visti e sentiti in questa seduta, con pacatezza fa notare che «da più parti si accusa il Dipartimento che da più anni è im­mobile sul fronte giustizia.: non posso accettarlo. È stato fatto molto lavoro, sfociato in tanti messaggi di modifiche puntuali di legge e in altri ambiti come la riforma delle Arp. Non posso neppure accettare - continua Gobbi - accuse di interferenza e ingerenza tra potere esecutivo e giudiziario». Questo dal mo­mento che il Di che dirige «nel nostro sistema è il re­ferente della Magistratura in termini organizzativi, ed è normale che qualche magistrato, pochi, si sia sentito limitato nel suo potere perché non ha potuto riclassificare in funzione più alta la sua segretaria». Ma questo è l'unico sassolino. chiamiamolo così, che Gobbi si leva dalla scarpa. Dopo la fase piccata, si diceva quella conciliante. Nei limiti della coriacea per­sona. Perché d'accordo, «sulla richiesta di maggior autonomia finanziaria della Magistratura il sistema si può adattare, richiederà tempo e risorse non solo finanziarie ma anche di personale operativo». Poi, passando al codice etico, «val la pena ricordare che c'è già per tutta l'Amministrazione dello Stato, ri­spettivamente i magistrati hanno la dichiarazione di fedeltà alle leggi». Quindi, «il governo, preso atto dei correttivi puntuali della risoluzione, si determinerà nei prossimi mesi come richiesto dalla risoluzione stessa. Come direttore del Di, esprimo soddisfazione per l'attenzione posta dal parlamento per la giusti­zia. Solo con la condivisione dei tre poteri, che porta tempi più lunghi ma maggiore solidità e consenso, i risultati potranno essere positivi, sarà importante. alla fine di questo dibattito, garantire una visione d'insieme sui vari fronti su cui intervenire tenendo conto delle risorse finanziarie e umane per una giu­stizia efficace, efficiente e vicina ai cittadini».


Dadò:'Volontà di trovare una quadra'

Silente ieri, a parte per tombare gli emendamenti dell'Mps bocciati in serie, il presidente della 'Giusti­zia e diritti' Fiorenzo Dadò si era espresso martedì sul pacchetto completo. «riforme che la giustizia aspettava da anni». Anzi. «un primo ciclo di intendi­menti cui la sottocommissione apposita ha lavorato tutta l'estate arrivando a un accordo risultato di que­sto importante e paziente lavoro di approfondimen­to e ricerca di una quadra che andasse bene a tutti, grazie alla volontà di raggiungere un compromes­so. Per Dadò le segnalazioni di interferenze però non potranno rimanere lettera morta, l'autorità di nomina e vigilanza non può girare la testa da un'altra parte». Soprattutto alcune situazioni «tutt'altro che chiare riferite al mobbing».

A corredo del tutto, in un tempo breve al di là di ogni peregrino auspicio, è arrivato anche il via libera all'i­niziativa urgente, redatta da Matteo Quadranti (Plr). per dare più poteri al Consiglio della magistra­tura per dargli la possibilità di adottare misure cau­telative durante un procedimento penale o giudizia­rio a carico di un magistrato.

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